Fare formazione è come un’arte, e in quanto tale molto del suo successo si basa su quanto il formatore riesce a interpretare il ruolo, sulla sua creatività e sulla sua esperienza; ma come in ogni arte esiste una grammatica da rispettare per ottenere opere che riescano a comunicare.

La formazione dei formatori nel campo della sicurezza è un tema molto attuale, visti i recenti accordi sulla qualificazione dei formatori (sono previste corsi di 24 ore “sulla didattica” per chi è in mancanza di alcuni altri requisiti). Talvolta in questo campo si da molta importanza alla conoscenza delle norme che regolano la formazione alla sicurezza, e una scarsa attenzione viene posta alla vera e propria tecnica della formazione. Quand’anche un percorso di formazione entri sui temi della didattica, quasi sempre rimane nell’ambito della “gestione dell’incontro”, quasi mai ho visto approcciare gli argomenti metodologici con il rigore che sarebbe necessario e che farebbe la differenza per un’azione formativa efficace.

Ecco quindi che stiamo sfornando una generazione di formatori per la sicurezza che sa molto bene:

  • se la formazione sia delegabile dal Datore di lavoro oppure no;
  • che cosa scrivere sugli attestati di partecipazione alla formazione affinché siano “a prova di ASL” e “a prova di magistrato”, e da chi essi vadano firmati;
  • in che modo comunicare agli Organismi Paritetici l’inizio di un piano di formazione;
  • a memoria che cosa dice l’art. 36 comma 1 del D. Lgs. 81/08
… e via di questo passo. Ovviamente sono tutti argomenti interessanti e nobilissimi, ma come al solito le norme indicano il percorso e non il traguardo; servono a giocare secondo le regole, non sono sufficienti per essere dei campioni. E’ come se una persona imparasse le regole degli scacchi e poi partecipasse ad un torneo di maestri: non sarebbe assolutamente all’altezza. Come moltissima formazione alla sicurezza che viene fatta oggi.
Un salto di qualità richiederebbe che i formatori sapessero molto bene (oltre ai temi di cui sopra, che sono la cornice del quadro):
  • cosa significa fare un’analisi dei bisogni di formazione per la sicurezza;
  • come definire in modo corretto gli obiettivi didattici;
  • come scegliere i contenuti di apprendimento, i metodi didattici, ecc.;
  • come preparare efficaci materiali e modalità di presentazione che catalizzino l’attenzione e rendano affascinante il tema della sicurezza;
  • come aprire, condurre e chiudere un incontro interpretando al meglio il ruolo del formatore;
  • come creare un efficace questionario o una prova pratica per la valutazione degli apprendimenti;
  • come trarre valutazioni utili in base alle prove di apprendimento.

Tutti temi sui quali la maggior parte dei formatori per la sicurezza si improvvisa, mentre esistono buone prassi consolidate e letteratura specialistica che potrebbero indicare la direzione da intraprendere. Personalmente ritengo che la formazione formatori si debba focalizzare sulla gestione del processo formativo per facilitare l’apprendimento delle competenze di sicurezza; il formatore deve già avere al proprio attivo le competenze di sicurezza – e normative se pertinenti – che è chiamato a facilitare negli altri.